La Scuola dei Lillà: una storia di errori

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Il IX Municipio nega al CdQ la planimetria della Scuola dei Lillà. Disattesa dall’Amministrazione la proposta di collaborare su base volontaria e senza oneri per le casse pubbliche a un progetto di riqualificazione sulla base delle aspettative dei cittadini.

“Si informa che questo ufficio sta già valutando la riqualificazione ed eventuale diverso utilizzo dell’edificio in Via Togni da affidare ad evidenza pubblica. Si precisa infine, che per motivi di sicurezza e conservazione dell’edificio suddetto non sia opportuno divulgare la planimetria della scuola”.

La storia della Scuola Materna di Via Roberto Togni, a Decima, è una storia di errori ripetuti, che alla fine hanno portato a sottrarre un bene pubblico, che paghiamo con le nostre tasse, alla disponibilità dei cittadini.
E’ una storia di errori ripetuti, compiuti dalle istituzioni, di tutti i colori politici e dai cittadini che si lasciano manipolare da subdoli appelli che fanno leva su paure assurde ed egoismi ancora più assurdi.
Ma andiamo per gradi e preparatevi ad un racconto un po’ lunghetto: promettiamo che ne vale la pena.
Quando viene inaugurata, qualche anno fa, la Scuola dei Lillà è una bellissima struttura, progettata a misura di bambino, se non che … nessuno ha pensato che una scuola per bambini dai tre ai sei anni si rivolge in genere a genitori in età lavorativa, e che se la scuola non offre un servizio mensa e il tempo pieno per genitori che lavorano è difficile usufruirne rispettando l’obbligo di andare a riprendere i bambini all’ora di pranzo.
Prima domanda: ma chi è il genio che progetta una scuola materna senza prevedere il tempo pieno?
Così, dopo qualche anno di stenti, dovuti anche all’età media non giovanissima degli abitanti di Decima e quindi ad una bassa popolazione infantile, ad aprile 2016 la scuola chiude. I genitori e gli insegnanti si affannano a mettere in salvo il salvabile (giochi, arredi…) trasferendolo in altre strutture per evitare di abbandonare tutto al degrado, senza alcun supporto da parte dell’amministrazione del IX Municipio, che all’epoca non era quella che è in carica adesso.
Seconda domanda: gli amministratori di allora oggi si dolgono pubblicamente di quanto accaduto e della triste fine della Scuola dei Lillà, ma dov’erano allora?
A questo punto, a metà anno come tutti sappiamo, ci sono le elezioni Comunali e municipali, e si assiste a un cambio della guardia politica nel Municipio IX: da un’amministrazione a guida PD a una a guida M5S.
A novembre 2016 la Scuola dei Lillà sale alla ribalta delle attenzioni del quartiere, poiché un consigliere municipale e uno comunale, entrambi appartenenti al gruppo Fratelli d’Italia, mettono in giro la voce che nella scuola verranno collocati dei migranti; i due, supportati dalla trasmissione Quinta Colonna di Rete4, organizzano delle manifestazioni di piazza, chiamando i cittadini ad opporsi “in via preventiva” a una notizia per la quale non pare esserci alcun riscontro. Alle manifestazioni partecipano alcune decine di cittadini e si sollevano molte polemiche sul tema.
Il Comitato di Quartiere, preoccupato per la piega che stanno prendendo le cose, contatta l’amministrazione del Municipio chiedendo se risultino notizie in proposito alla possibilità che la struttura venga destinata a Centro di Accoglienza per i migranti, ed avendo ricevuto, informalmente, una risposta negativa, chiede al IX Municipio di rilasciare una dichiarazione formale in tal senso, dicendo che né al Municipio, né al Comune, né dagli atti della Prefettura, risulta alcun programma di collocamento dei migranti che coinvolga la Scuola dei Lillà. Il Municipio però si rifiuta di fare questa dichiarazione pubblica, adducendo la motivazione che “non si sa mai, magari poi la Prefettura potrebbe ripensarci”.
Terza domanda: cosa impediva al IX Municipio di placare gli animi, dichiarando che, allo stato delle conoscenze e delle informazioni possedute, non risultava nessun progetto relativo ai migranti che coinvolgesse la Scuola dei Lillà?
Morale: la tensione continua a crescere e verso fine novembre la scuola viene data alle fiamme. Il Comitato di Quartiere prova a chiedere notizie alle autorità di sicurezza e ai Vigili del Fuoco in merito alle cause dell’incendio, ma dopo varie “peripezie” l’unica risposta che riesce ad ottenere è che non si riscontrano elementi dolosi o colposi, e che si presume trattarsi di un caso di autocombustione. Vogliamo far notare che ci troviamo a fine novembre, non a ferragosto, e che la scuola è chiusa da mesi e l’impianto elettrico è disattivato, ma tant’è…
A questo punto le opposizioni in Municipio chiedono e ottengono una delibera del Consiglio Comunale che lo impegna con il prossimo bilancio a destinare “alcuni fondi” per il recupero della struttura.
Quarta domanda: se le opposizioni si fossero adoperate in modo efficace prima (quelle che erano al governo del Municipio quando la scuola fu chiusa) o avessero evitato di fomentare la rabbia in modo assolutamente gratuito (quelle che sostennero la tesi della “invasione nera”) non sarebbe stato meglio, piuttosto che “mettersi la medaglietta” di aver fatto fare una delibera fumosa e senza alcun contenuto sostanziale?
Il Comitato di Quartiere nel frattempo si attiva per cercare di capire cosa fare per recuperare la struttura al suo uso a favore della collettività: per prima cosa attiva un sondaggio, per capire se, a condizione di poter garantire il servizio mensa e il tempo pieno, i cittadini gradirebbero iscrivere a questa scuola i propri bambini in età di scuola materna. Sono stati messi in tutte le cassette delle lettere volantini con tre semplici domande che richiedevano di barrare una casella, e lo stesso sondaggio è stato proposto anche tramite il sito del CdQ. Risultato: 4 risposte.
E’ stata anche indetta un’assemblea cittadina, ospitata dall’aula teatro della Scuola Media Jacopo Ruffini, dove è intervenuta anche la Preside dell’IC Matteo Ricci la quale ha fatto notare che a lei di fatto non risultano richieste inevase di iscrizione alla materna, e che quindi probabilmente l’esigenza di riaprire la Scuola dei Lillà con funzione di scuola materna non c’è. Si è comunque notata, in assemblea, la macroscopica assenza dei cittadini che evidentemente volevano solo essere rassicurati sul fatto che nella struttura non arrivassero i migranti, e per il resto non sono interessati al fatto che il denaro delle proprie tasse vada sprecato e che una struttura con finalità sociali sia chiusa e in condizione di degrado.
All’assemblea erano presenti alcuni rappresentanti del Consiglio Municipale, che hanno dato assicurazione che la vicenda sarebbe stata seguita e si sarebbe cercato di trovare una soluzione.
Passate inutilmente ulteriore settimane, a febbraio 2017 il Comitato di Quartiere ha iniziato a sollecitare il Municipio, per avere indicazioni su quali fossero i piani per il recupero della struttura, chiedendo di poter avere la planimetria della scuola e la possibilità di accedervi (non essendo stato riscontrato dolo nell’incendio la scuola non è sotto sequestro) per elaborare e presentare al Municipio stesso un progetto di recupero e riuso a fini sociali collettivi.
Dopo un paio di mesi di richieste, assicurazioni, indicazioni puntualmente non verificate, scontri verbali anche piuttosto aspri, promesse non mantenute (un consigliere ci ha assicurato che si trattava solo di trovare la planimetria, che però non si trovava mai; in un’altra circostanza ci è stato detto che per accedere alla scuola il problema era che non si trovava la chiave…), dopo uno scambio di battute piuttosto accese avvenuto su Facebook con un Consigliere della maggioranza del Comune di Roma, veniamo contattati dal Municipio che ci comunica che a breve ci sarebbe stata una riunione della Commissione Scuola del Consiglio Municipale e che sarebbe stata gradita la nostra “preziosa collaborazione”.
Quinta domanda: la nostra collaborazione si rivela preziosa solo a seguito di una risonanza più ampia, sui social, e che coinvolge un Consigliere Comunale?
Ma la storia non è purtroppo finita: qualche tempo dopo veniamo informati della convocazione della Commissione, ma quando ci presentiamo scopriamo che, in quanto semplici cittadini (il Comitato di Quartiere gode di scarsissimo riconoscimento come organismo di rappresentanza da parte di questa amministrazione) abbiamo diritto ad intervenire solo al termine della riunione, come corollario opzionale e comunque ciò che diciamo non verrà verbalizzato ma inserito in una specie di allegato che forse verrà accluso al verbale vero e proprio. Inoltre, durante l’incontro, avendo verificato che sul tavolo sono presenti diverse copie della planimetria della Scuola dei Lillà, chiediamo di poterne avere una: la risposta è negativa e quando, alla stessa persona che ci aveva detto che il problema risiedeva solo nella reperibilità del documento facciamo notare che lo avevamo ripetutamente richiesto per le vie brevi a diversi interlocutori, ci viene risposto che l’errore è stato nel farlo per le vie brevi, e che la richiesta doveva essere fatta all’Ufficio Relazioni con i Pubblico, sotto forma di richiesta di accesso agli atti.
Sesta domanda: ma questa maggioranza non è quella che si fregia di non essere composta da “politici” ma da semplici “portavoce” dei cittadini, pronti a rappresentare le loro esigenze? E il Comitato di Quartiere non è un’associazione di cittadini, che li rappresenta in base a libere elezioni? Quali sono i cittadini che questa amministrazione decide di rappresentare, e come si acquisisce il “titolo” di cittadino rappresentato?
L’esito della riunione della Commissione, alla quale erano presenti i tecnici del Dipartimento competente dell’amministrazione Capitolina, è che il Comune non è in grado di garantire che ci saranno fondi stanziati per il restauro della struttura, che se ci saranno (SE ci saranno) il completamento dei lavori non sarà realizzabile prima dell’anno 2019-2020, e che se tutto questo avverrà la struttura sarà comunque adibita di nuovo a Scuola Materna, non si sa se con tempo pieno o meno, nonostante le nostre obiezioni (unite a quelle della Preside dell’IC Matteo Ricci, anche lei presente alla riunione, e che ha ribadito ciò che aveva già detto durante la precedente assemblea pubblica del CdQ). Le autorità suggeriscono che la scuola potrebbe essere utilizzata dagli abitanti di Torrino Mezzocammino; secondo i rappresentanti del Municipio sarà comodo per cittadini che abitano praticamente a Spinaceto portare i bambini a Decima per poi andare a lavorare: lasciamo le considerazioni al buon senso di chi ci legge.
Epilogo: la richiesta di accesso agli atti è stata presentata il giorno stesso della riunione; la risposta ricevuta è stata che, per motivi di sicurezza e conservazione dell’edificio (!!!), si da parere negativo.
Morale: il Comitato di Quartiere avrebbe voluto evitare i gravi fatti che sono accaduti, ma non ha ricevuto sostegno da parte dell’Amministrazione; dopo il “fattaccio” ha cercato di individuare il modo più efficiente per restituire la struttura all’uso sociale e, per poter elaborare un progetto di recupero e riuso, ha trovato dei professionisti che si sono adoperati su base volontaria, ma oltre a non aver ricevuto sostegno ha addirittura dovuto constatare un atteggiamento quasi ostile da parte dell’Amministrazione pubblica.
Ora, grazie ai politici che hanno progettato e gestito male la Scuola, a quelli che hanno fomentato l’odio e la violenza a fini esclusivamente di consenso, e a quelli che pretendono di rappresentare i cittadini ma vogliono essere loro a stabilire le regole di come i cittadini si devono far rappresentare, i cittadini si trovano con una struttura chiusa, degradata, per la quale non c’è spazio per alcun progetto partecipato di recupero e che, se verrà restaurata, lo sarà per finalità che potrebbero non essere utili ai cittadini e comunque non prima del 2020.
Una cosa è certa: nel 2020 (e guarda caso a meno di sorprese quell’anno ci saranno le nuove elezioni amministrative a Roma) noi saremo qui, come rappresentanti o come semplici cittadini, a verificare lo stato della Scuola dei Lillà, e a richiamare tutti gli attori di questo psicodramma, di qualsiasi colorazione politica, alle loro responsabilità.