Espresse in un articolo del Messaggero on line, oggi.
«Fermate l’ecomostro di Tor di Valle» Legambiente boccia il nuovo stadio
«Il progetto per lo stadio della Roma a Tor di Valle produrrebbe un ecomostro». E’ la pesantissima accusa lanciata dalla sezione nazionale di Legambiente che ieri ha presentato un dossier chiedendo al Campidoglio di «intervenire subito» per fermare l’operazione che verrebbe affidata al costruttore Parnasi. «Accanto al progetto per lo stadio – è la denuncia – sono spuntati uffici per 920 mila metri cubi, costruzioni turistico-alberghiere per 42 mila, ristoranti e bar per 62. Qui c’è un’operazione immobiliare da 700 milioni di euro dai contorni poco chiari».
«Lo stadio della Roma? È un progetto irricevibile per il Comune, perché attorno nascerebbe un mostro di cemento, un cavallo di Troia che regala a un unico costruttore una mega operazione edilizia da 1 milione di metri cubi e 700 milioni di euro di guadagni». A parlare è Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente, che ieri ha presentato un dossier dettagliato sull’impianto sportivo che dovrebbe sorgere a Tor di Valle, accanto a una selva di uffici e attività commerciali da centinaia di migliaia di metri cubi. «Il Campidoglio – avverte – deve intervenire subito, se ci saranno violazioni di legge andremo in Procura».
Zanchini, cosa non va nel progetto?
«Il progetto è irricevibile. Tra le promesse fatte alla presentazione del plastico il 26 marzo e il vero progetto sono cambiati troppi aspetti. Oggi vediamo solo un’operazione immobiliare e finanziaria dai contorni poco chiari. Accanto allo stadio sono spuntati uffici per 920mila metri cubi e costruzioni turistico/alberghiere per 48mila. Anche escludendo le previsioni commerciali, per ristoranti e bar, pari a 62mila metri cubi perché sono quelle proprie dello stadio, ci troviamo di fronte a 960mila metri cubi di nuove previsioni che nulla hanno a che fare con lo stadio. È come se fossero realizzati 9 Hotel Hilton. E mancano completamente i rafforzamenti annunciati del trasporto pubblico».
In che senso?
«È sparito il prolungamento della metro B alla Muratella, di cui avevano parlato sia l’assessore Caudo che il costruttore Parnasi. Di fatto ora chi vorrebbe spostarsi con i mezzi avrebbe a disposizione solo la Roma-Lido, che attualmente offre solo 2 corse all’ora di domenica e che invece, secondo il progetto, saranno portate a 8. Ci chiediamo: chi sarà a pagare? Senza pensare al traffico: si stima che il 75% dell’accessibilità sarà con mezzi privati».
Significa che su 80mila tifosi, 60mila si sposteranno tutti insieme in una zona senza grandi collegamenti stradali? Oltre ai 25mila impiegati potenziali dei nuovi uffici. Il traffico rischia di impazzire, figuriamoci durante i festivi per le partite…
«Il piano viabilità oggi è insostenibile. In tutta Europa lo stadio si sceglie proprio dove c’è una fermata della metro. Immaginiamo un mercoledì pomeriggio, con la Roma che gioca in Champions. La circolazione rischia di andare in tilt. Via Ostiense già oggi è una strada molto trafficata, sarebbe gravata ancora di più. Tutta quella parte della città andrà in crisi senza il 50% degli accessi con i mezzi pubblici. In più i tifosi dovranno pagare, amara sorpresa, 10 euro per i parcheggi».
Con 1 milione di metri cubi destinati alla costruzione di uffici, alberghi e ristoranti, il progetto dello Stadio non rischia di sembrare solo un pretesto per operazioni di altro tipo?
«Oggi tutto questa sembra un Cavallo di Troia per una colossale operazione immobiliare, con evidenti vantaggi per il costruttore, molto meno chiari per la città. Se non ci fosse stato lo stadio di mezzo, e quindi la legge sugli impianti sportivi, questa operazione sarebbe stata vietata dal Piano regolatore. Chi costruisce avrebbe dovuto aspettare anni solo per i permessi. E si sa che Parnasi aveva messo gli occhi su questi terreni da anni».
Il valore stimato per questa operazione è di 700 milioni di euro. Non è un regalo troppo grande per una sola impresa?
«È difficile giustificare questi numeri, significa regalare 700 milioni di guadagno a fronte di un intervento che non costa così tanto, sia per lo stadio sia per gli oneri urbanistici, che a questo punto riguardano solo le strade di accesso allo stadio, visto che neanche la metro sarà pagata. Così non c’è più l’interesse pubblico ma solo un aumento della volumetria con un’interpretazione della legge che a noi sembra forzata».
Ma l’assessore Caudo finora non aveva sempre parlato di risparmiare il territorio? Perché in questo caso non c’è un atteggiamento coerente? Forse perché è un’operazione di Parnasi con cui ha dimostrato più volte una particolare simpatia?
«È chiaro che c’è un corto circuito su cui il Comune deve intervenire, perché questo imprenditore sta avendo troppi benefici. Così com’è il progetto è una sconfitta per questa amministrazione. Caudo si deve impegnare molto per fugare questi dubbi. Anche perché vanno tenuti in considerazione anche gli aspetti idrogeologici».
Quali sono i rischi?
«L’intervento è delicatissimo, perché viene realizzato accanto al Fiume Tevere e anche del Rio Vallerano. In un momento in cui le bombe d’acqua dovute ai cambiamenti climatici sono all’ordine del giorno, costruire qui un milione di metri cubi di cemento è estremamente pericoloso».
www.ilmessaggero.it 11/07/2014